Nonostante non fossi partito per il deserto di Atacama, visti i disordini che erano avvenuti nel centro di Antofagasta, mi mancava solamente un’ ultima regione da visitare del Cile prima di lasciare il paese, la Patagonia.

La Patagonia (Chilena y Argentina)

La Patagonia e’ una regione geografica del Sud America, che comprende l’estremita` meridionale del continente Americano. E’ situata tra Cile e Argentina, con un’estensione di 900.000 chilometri quadrati e una popolazione che sfiora i due milioni di abitanti. Un territorio contraddistinto da ampie pianure di steppa che si susseguono ad Altipiani e ghiacciai.

Queste terre vennero scoperte nel 1520 da Ferdinando Magellano per conto della corona Spagnola.   Salpo’ verso il continente Americano con 4 navi e 250 marinai, voleva trovare una via alternativa alla “Rotta delle spezie”, controllata dai portoghesi. Allora era vigente il trattato di Tordesillas che, definendo il controllo del Sud America, divideva il territorio in due zone d’influenza, quella spagnola e quella portoghese.

Magellano, arrivando in queste terre, incontro’ la popolazione autoctona che, per la loro grandezza fisica e altezza, chiamo’ PATAGONES (piedi grandi) da cui viene il nome Patagonia.

Piu’ a sud vide che al suo arrivo erano stati accesi molti fuochi lungo la costa. Questa popolazione per comunicare l’arrivo di un nemico era solita accenderne come avvertimento.

Così chiamo’ quest’isola la Tierra del humo, poi ribattezzata Tierra del fuego.  La spedizione ebbe successo, riusci’ a circumnavigare il globo e a ritornare in Spagna. Ma Magellano non tornò, perche’ mori’ nelle Filippine in seguito a uno scontro con la popolazione autoctona.

La Tierra del Fuego

Era arrivato il giorno di lasciare Antofagasta, il 15 di novembre. Dopo due lunghi voli (Antofagasta – Santiago; Santiago – Punta Arenas) e dopo aver passato la notte nell’aeroporto Merino Benitez di Santiago, ero finalmente arrivato a Punta Arenas, la capitale della Patagonia Cilena.

Questa e’ l’ultima grande citta’ insieme a Ushuaia (che pero’ e’ argentina) prima dell’Antartide. Punta Arenas viene anche chiamata “la porta sull’Artide”, per il fatto che da qui partano le spedizioni dirette verso Sud.

La Patagonia Cilena e’ una delle regioni piu’ estreme dell’America meridionale. Conta quasi 300.000 mila abitanti ed e’ suddivisa in tre regioni: Tierra del Fuego, Antartica Cilena,Magallanese .

Sceso dall’aereo mi resi subito conto di come la temperatura fosse cambiata rispetto a Santiago, dove c’erano quasi trenta cinque gradi. Faceva freddissimo e un forte vento proveniente dal Sud mi soffiava contro.

La prima cosa da fare era raggiungere il centro. Purtroppo, come la maggior parte delle citta’ del Sud America, l’aeroporto non e’ servito da un servizio di Bus che lo colleghi con il centro. Per questo motivo iniziai una ardua lotta con un tassista per abbassare il prezzo del transfer. Dopo dieci minuti di offerte e rifiuti accetto’ la mia proposta e iniziammo ad andare.

Durante il breve percorso verso Punta Arenas, notai come questa sembrasse una citta’ tutt’altro che Sud Americana, per i grandi viali alberati e per l’ordine, difficili da trovare in questo continente. Per la tranquillita’ e per il clima molto simile, trovai una grande somiglianza con Reijkiavik, la capitale Islandese.

Ma tutto cambio’ improvvisamente con l’avvicinarmi al centro citta’, che sembrava un campo di battaglia. Si vedevano ancora i resti degli scontri della settimana precedente: vetrine distrutte, negozi bruciati e banche ricoperte da lamiere come protezione. L’unica cosa che mi consolava era che, in caso la situazione si fosse degenerata, avrei potuto andarmene in Argentina attraverso il confine che distava pochi chilometri.

Punta Arenas e’ una citta’ molto giovane, fondata nel 1850  , e da sempre un punto strategico per il controllo della regione. A partire  dalla meta’ dell’ottocento il governatore Cileno propose un progetto di ripopolazione di queste terre. Mando’ dei volontari affinche’ potessero stabilire un’accampamento nella zona. Il clima era talmente rigido e invivibile che furono costretti a ritirarsi e da quel momento divenne una colonia penale.

Dopo diversi anni in cui rimase un territorio dimenticato, per la scoperta di giacimenti d’oro, molti  stranieri, provenienti soprattutto dai balcani, giunsero nella regione. Da quel momento in poi inizio’ il periodo migliore,  per qualche decennio. In questo periodo le attivita’ estrattive erano incentrate soprattutto nell’isola del Fuoco, mentre Punta Arenas veniva solamente utilizzata come base. Si stima che quasi la meta’ della popolazione locale sia di origine Croata. Per questo motivo ci sono varie associazioni culturali e scuole croate nella citta’.

Giunto in centro, dopo un piccolo giro tra le vie, andai a fare il check in nell’ostello, l’Ospedaje Costanera. Sembrava tutt’altro che un ostello ma una casa. All’interno ci viveva la famiglia con i rispettivi figli e nipoti. C’era un’atmosfera molto tranquilla e familiare tanto che, per un momento, mi sembro’ di essere tornato a casa. Mi sistemai, nella mia camera condivisa con altre quattro persone, tutti, come si dice in Sud America, mochileros (coloro che vanno con lo zaino).

El Ospedaje Costanera
Il salotto

Uscii’ nel pomeriggio per visitare il punto panoramico della citta’, El Mirador, da dove si puo’ vedere tutta la citta’. Dopo pranzo e aver mangiato le famose empanadas, passai poi per il cimitero da dove mi resi conto di quanto grande fosse l’influenza croata nella citta’.

La vista su Punta Arenas

Ritornando all’ostello mi fermai a parlare con un signore che mi racconto’ di come i cittadini non si ritenessero veri e propri cileni perche’ si sentono dimenticati dallo stato che quasi non prende in considerazione la regione.  

Il mattino successivo mi preparai per il Tour della Tierra del Fuego, che dista soltanto pochi chilometri via mare da Punta Arenas. Eravamo partiti presto  e per Porvenir, la capitale Cilena della regione e dopo una breve visita della citta’, che ha poco da mostrare ai turisti oltre a qualche scultura del popolo originario dell’ isola, quello Selk’nam, andammo in un ristorante della zona.

Monumento in ricordo della popolazione Salk’nam

Mangiando con alcune persone seduti al mio stesso tavolo si parlò della crisi economica e sociale Cilena. Tutti erano molto preoccupati della situazione, nonostante fossero a favore delle proteste, perche’ sostenevano l’esigenza di un cambiamento nello sviluppo del paese pero’, rifiutando i violenti scontri in atto nelle maggiori citta’ cilene.

Successivamente ci dirigemmo verso il Parque Pinguino Rey, l’unica area di avvistamento di pinguini che fosse possibile raggiungere facilmente dal continente, l’altro territorio e’ l’isola Malvinas (o Falkland Island).

L’entrata del parque
La colonia di Pinguino Rey

Le caratteristiche di questo pinguino sono il fatto che possa raggiungere un’altezza di 90 centimetri, che le uova non vengano deposte nel terreno ma tenute da entrambi i genitori (una settimana la mamma e una il papa) e il loro caratteristico becco di colore arancio.  El parque e’ una piccola colonia che conta fino a novanta esemplari.

Pinguino Rey
El hijo gordito

Nonostante ci fossimo fermati poco, fu una grande emozione vedere questi animali da vicino, avendoli  visti solo in televisione. E’ impressionante come la natura sia stata in grado di creare degli animali in grado di sopravvivere a cosi’ basse temperature in questi luoghi inospitali.

Mentre ci spostavamo da una localita’ all’altra con un piccolo minibus, attraversavamo altipiani e pianure che si sviluppavano a vista d’occhio. Ogni tanto si intravedevano i Guanachos, dei camelidi della stessa famiglia dei Lama, che correvano tra le grandi praterie. Intanto il Minibus si avvicinava alla prossima destinazione sballottato, da una parte e dall’altra, dal forte vento proveniente da sud.

Los Guanacos

Ci siamo poi diretti a Cerro Sombrero, un paesino fantasma nella parte settentrionale dell’isola. Cinquant’anni fa era una fiorente citta’ costiera, grazie ai pozzi petroliferi appena aperti dopo la scoperta del petrolio nella zona, mentre oggi e’ solamente un piccolo paesino coi suoi 1500 abitanti.

Monumento al centro di Cerro Sombrero in ricordo dei tempi d’oro del paese

Dopo aver ritraversato lo stretto di Magellano nella sua parte piu’ stretta, siamo tornati a Punta Arenas. E’ stata una giornata molto interessante ma anche stancante.

Lungo la RUTA DEL FIN DEL MUNDO verso Punta Arenas

Il giorno seguente sono andato a visitare il forte Bulnes. Un luogo con una storia molto particolare. Era stato costruito per volonta’ di un governatore Cileno, vista l’importanza strategica del luogo. Inizialmente, venne abitato da una ventina di volontari provenienti dall’isola di Ciloe’, che avevano il compito di costruire il forte. Dopo pochi mesi, viste le condizioni climatiche molto rigide e l’impossibilita’ di coltivare, decisero di abbandonare tutto e tornare a casa.

L’entrata al Forte Bulnes
Il monumento che segna il centro del Chile. Il territorio Cileno va da Iquique (nel nord) all’Antartica Chilena (a Sud).

Negli anni successivi decisero di spostare l’accampamento di 60 Km verso Est, un territorio fertile e ricco di carbone, l’attuale Punta Arenas. Divenne poi una colonia penale. Rimase operativa fintanto che un famoso detenuto, ex generale dell’esercito, convinse tutti i prigionieri ad ammutinarsi e a bruciare la citta’ e il forte.

Tornato da quest’ultima visita guidata mi diressi in citta’ per l’ultimo giro. Tornato in ostello mi preparai per un nuovo viaggio in un altro stato del Sud America .

Preparai lo zaino e mi diressi verso l’aeroporto. Mi aspettava una lunga attesa nella lounge per poi volare in Argentina.