In quest’ articolo, attraverso il racconto di Pamela, una giovane imprenditrice cilena, proverò a raccontare quello che, da due mesi, sta passando il Cile.

Una situazione che ha trasformato la realtà di questo piccolo ma importante stato: da florida oasi economica nel disastrato continente Sudamericano a un paese pericoloso e sul punto di una crisi sociale senza precedenti.

Santiago De Chile

Questo racconto si basa sull’esperienza di Pamela e su quel poco che ho potuto vivere durante le mie due settimane di permanenza in territorio cileno.

 “Ciao, come ti chiami e di dove sei?”

Mi chiamo Pamela Perez e sono di Santiago De Chile.

“Cosa hai studiato?”

Pamela

Ho studiato fino al quarto grado della scuola secondaria per poi lasciare gli studi e iniziare a lavorare.

“Che lavori hai fatto?”

Ho iniziato a lavorare come modella per diversi anni finche’ iniziai , per caso ,a lavorare in una compagnia di assicurazione. Inizialmente lavorai a Copiapo’ per poi spostarmi, dopo che mi era stato proposto un ruolo da gerente, ad Antofagasta (nel Nord del Chile).

“Una domanda mi sorge spontanea: Come hai fatto a raggiungere un ruolo cosi’ alto nelle gerarchie aziendali senza aver fatto l’universita’?”

Semplicemente perche’ mi piaceva leggere e imparare: tutto cio’ che non sapevo, che riguardasse l’economica o la gestione aziendale, me lo andavo a leggere e studiare. Per questo, in poco tempo e senza avere i titoli di studio normalmente necessari ad accedere a queste posizioni, arrivai cosi’ in alto.

“Cosa ti ha portato a lasciare un lavoro ben retribuito per un progetto come quello del Parque Ecorayen (un parco di riciclaggio), che era tutto fuorche’ sicuro?”

Compresi che avrei dovuto fare molto di piu’ riguardo alla tematica ambientale quando un giorno, ci fu una forte pioggia nel deserto. Decisi di andare con i miei tre figli ad ammirare il deserto fiorito, uno dei fenomeni naturali piu’ sorprendenti in assoluto, che si crea grazie all’unione tra l’acqua piovana e la sabbia desertica. Dalla mia casa mi accorsi di come si vedessero un sacco di fiori bianchi in lontananza, ma la vista cambio’ avvicinandomi, quando mi resi conto che questi non erano fiori ma bensi’ borse di plastica. Da quel momento decisi che non era piu’ sufficiente insegnare ai miei figli a non buttare le cartacce per terra e riciclare ma di fare qualcosa di piu’ significativo. Mi resi conto che quello che stavo facendo dal punto di vista lavorativo non mi stava portando a realizzare il mio obiettivo ambientale. Per questo decise di lasciare il mio lavoro per dedicarmi 100% all’educazione ambientale.

“Come si sviluppo’ il progetto nel corso dei mesi?”

A partire dal 2014 lasciai il mio lavoro e mi dedicai, anima e corpo, al parque, mentre mio marito continuava a lavorare per mantenere la famiglia.

Subito iniziammo a cercare un luogo che fosse adatto a questo progetto e dopo mesi di ricerca, trovammo il luogo perfetto vicino alla Portada di Antofagasta.

Impiegammo tre lunghi anni per dar vita al parque e mi trasferii con la mia famiglia in una casa fatta di materiale riciclato, senza acqua corrente e luce.

“Come furono i primi anni?”

All’inizio fu molto difficile portare avanti il progetto. Ci trasferimmo a vivere nel parque (tra il 2015 e 2018) e per questo, trovandosi nel mezzo del deserto, non avevamo ne luce e ne acqua. Fu molto difficile passare da una vita agiata a una di piccole anche se importanti privazioni. Questo anche dal punto di vista economico: nessuno ci prestava denaro perche’ nessuno credeva a quest’attivita’, ci dicevano che, lavorando con la spazzatura, difficilmente avremmo potuto raggiungere un risultato accettabile.

Il momento di svolta è stato quando vincemmo un fondo del governo (FPA) e con quei soldi, potemmo assumere a tempo indeterminato due lavoratori e iniziare a contattare volontari.

“Cosa he pensato la tua famiglia di questa rischiosa decisione?”

All’inizio, sia la mia famiglia che i miei amici, pensavano fossi pazza a lasciare un lavoro cosi’ ben retribuito e sicuro, per iniziare un progetto che, secondo loro, difficilmente sarebbe potuto partire: lasciare tutto, denaro e stabilita’ economica, per la spazzatura.

Iniziarono ad accettare la mia decisione quando capirono che era qualcosa in cui davvero ci credevo e che allo stesso tempo aiutava le altre persone e l’ambiente.

“Ora in che situazione si trova il parque?”

Fino ad adesso siamo riusciti a sopravvivere dal punto di vista economico attraverso donazioni e l’organizzazione di corsi, sulla salvaguardia ambientali e il riciclaggio, che stiamo offrendo alle scuole.

I bambini della scuola primaria al Parque Ecorayen

Purtroppo, a causa dell’intensificarsi della crisi economica e sociale cilena, la scuola e le aziende con cui stavamo lavorando hanno deciso di bloccare i progetti. Ecco perchè, a malincuore, sono costretto a chiudere il Parque, non potendo pagare i due lavoratori, almeno fin quando la situazione non tornera’ alla normalita’.

RIASSUNTO DELLA SITUAZIONE ECONOMICO-SOCIALE CILENA

Dal 18 ottobre del 2019, quando il governo cileno decise di alzare il prezzo dei mezzi di trasporto, iniziarono le prime manifestazione prevalentemente di studenti, per chiedere un cambio di rotta nel paese.

Il prezzo negli anni, in seguito a continui rialzi, era passato da 420 fino a 830 pesos (1,2 $) corrispondente, in un mese, al 30% dello stipendio di una famiglia media.

Questa è stata la scintilla che ha fatto scendere il popolo in piazza; questo rialzo, che sembrerebbe poca cosa, e’ stato l’ultima di una serie di scelte scellerate portate avanti dai governi, di destra e di sinistra, negli ultimi anni.

La richiesta del popolo, e’ quella di redigere una nuova costituzione (quella vigente risale al periodo della dittatura di Pinochet), invece di prestare ascolto al popolo, Il governo liberista di destra guidato da Sebastian Piñera, decise in proclamare per quasi dieci giorni un coprifuoco nelle maggiori citta’ cilene e di fare intervenire l’esercito per sedare le proteste.

E’ importante ricordare che l’ultima volta era avvenuto era nel 1973 durante il periodo di dittatura.

Il presidente Sebastian Piñera

Sicuramente le successive scelte avventate di Piñera per gestire la situazione condite con dichiarazioni tutt’altro che riappacificanti: “Estamos en guerra contra un enemigo poderoso e implacabile que no respeta a nada ni a nadie”, sono servite a spargere benzina sul fuoco;  il Cile, in pochi giorni, e’ passato da essere considerato un oasi di ricchezza e tranquillita’ nell’irrequieto Sud America a un paese instabile sull’orlo di una guerra civile.

La decisione di Piñera di lasciare mano libera ai militari e poi ai carabineros ha portato ad azioni violente e repressive in tutto il Cile, che hanno riportato alla memoria il famigerato periodo della dittatura, scene in cui vengono sparati contro i manifestanti ad altezza del volto proiettili di gomma o fumogeni oppure manifestanti che vengono portati con forza per poi non essere piu’ ritrovati.

Los carabineros che portano via con forza una manifestante

Torniamo a Pamela.

“Pamela, perche’ sono improvvisamente scoppiate tutte queste proteste?

Dopo anni di continue vessazioni e di sfruttamento, il popolo cileno ha deciso di rialzare la testa; il Cile e’ uno dei paesi nel mondo in cui e’ presente la più grande disuguaglianza economica tra i diversi strati della popolazione. E’ da diversi anni che il popolo prova un forte malcontento che ha cercato in tutti i modi di controllare, ancora scioccato dal difficile periodo della dittatura.

“Quali sono i veri problemi del Chile?”

Prima di iniziare e’ necessario sapere che il sueldo minimo (lo stipendio minimo garantito), con cui viene retribuito piu’ del 60% della popolazione, e’ 301.000 pesos (330 euro), e la maggior parte dei problemi derivano dai servizi scadenti e esageratamente costosi dello stato.

      Ecco sintetizzati i maggiori problemi:

SALUTE: il servizio sanitario dello stato oltre che essere scadente e’ lentissimo, solamente per fare una visita di controllo bisogna aspettare mesi se non anni. È molto comune che le persone, soprattutto quelle anziane, muoiano nell’ ospedale mentre stanno aspettando di essere visitate, per avere una visita in breve tempo bisogna rivolgersi alle strutture private che costano delle cifre esorbitanti.

ISTRUZIONE: le scuole pubbliche hanno un livello qualitativo veramente basso, le università, sia private che pubbliche costano molto: circa 4.400.000 pesos  (4.500 $). Tutto cio’ porta gli studenti a chiedere dei prestiti alle banche che, divisi in piccole rate ma con tassi di interesse veramente alti, verranno saldati in almeno 15 anni.

PENSIONi: sono, eccetto pochi casi, molto piu’ basse che il sueldo minimo, la pensione minima e’ di 105.000 pesos (120$) e questo obbliga le persone anziane a continuare a lavorare cosi’ da cercare di sopravvivere.

ACQUA: il Cile e’ l’unico paese nel mondo in cui l’acqua e’ completamente privatizzata.

COSTITUZIONE: risale ai tempi della dittatura di Pinochet ed e’ stata costruita su delle clausole che impediscano che possa essere modificata radicalmente.

DISUGUAGLIANZA ECONOMICA: i politici guadagnano uno stipendio oltre trenta volte piu’ alto del Sueldo Minimo.

Poi, le multinazionali straniere, soprattutto relative al campo minerario, pagano delle imposte molto basse espropiando le risorse cilene.

“Vai a protestare?”

Si’, ultimamente ci sto andando quasi tutti i giorni, vado per la grandissima disuguaglianza del paese. Nonostante io stia bene con il poco che guadagno. vedo che molti stanno male e per questo mi sento in dovere di protestare.

Le manifestazioni nel centro di Antofagasta

“Come sono le manifestazioni?”

Tutte quelle in cui ho partecipato sono state pacifiche, cantavamo, ballavamo e ascoltavamo la musica.

“Perche’ in televisione si vedono queste immagini di distruzione?”

Tutto questo avviene solamente quando c’è la polizia, ci sono diverse immagini e video che confermano che in molti casi fossero gli stessi poliziotti e soldati a fare questi atti di vandalismo.

Su questa tematica ci sono due teorie:

  • DOTTRINA DEL CIOK: I carabineros stanno facendo tutte queste opere di distruzione in modo da intimorire la popolazione affinchè non scenda piu’ in strada a protestare.
  • Vengano bruciati edifici che legalmente non potrebbero essere demoliti per poter costruire, al loro posto, altro.

Ritengo che con la violenza non si vada da nessuna parte, per questo condanno gli atti violenti  indipendentemente che provengano dai manifestanti o dalla polizia, mi fa veramente soffrire passare per il centro di Antofagasta e vedere tutte le vetrine dei negozi distrutte o bruciate, ho paura per il mio futuro e quello della mia famiglia.

La violenta notte del 12 novembre ad Antofagasta
Come si presenta il centro di Antofagasta la mattina dopo gli scontri

“Cosa desideri per il tuo futuro, il parque e per il Cile?”

Spero di poter continuare a fare questo bellissimo lavoro e che la situazione in Cile si possa ristabilire, fino a quel momento sono costretta a chiudere il parque e ad aspettare.