Dopo essermi fermato per pochi giorni in Uruguay, e aver visitato Montevideo e Punta Del Este, mi sono diretto verso il Brasile.

L’esperienza, prima che fosse cominciata, era partita con il piede sbagliato: il luogo, un convento di monaci, in cui sarei dovuto andare a lavorare come volontario era stato in parte distrutto da un forte temporale, che aveva colpito la città, due settimane prima del mio arrivo e questo mi aveva obbligato, con poco preavviso, a cambiare i miei piani.

Parlando con un volontario brasiliano che lavorava con me nell’ostello argentino di La Plata venni convinto a cercare ospitalita’ a Rio con Couchsurfing, un sito che consente ai viaggiatori di tutto il mondo di essere ospitati gratuitamente e di poter ospitare, a loro volta, delle persone.

Inizialmente ero scettico, l’idea mi piaceva molto ma non pensavo fosse una grande idea utilizzare la piattaforma per la prima volta a Rio De Janeiro, che e’ considerata una delle citta’ piu’ pericolose del Sud America. Nonostante qualche dubbio decisi di iscrivermi e di mandare qualche richiesta.

Dopo pochi giorni mi rispose un ragazzo di nome Leo che era disponibile ad ospitarmi a casa sua per cinque degli otto giorni in cui mi sarei dovuto fermare a Rio.

Lessi nella sua biografia che stava lavorando all’ Istituto di Cultura Italiana della citta’ e che aveva studiato l’italiano. Era il primo ad avermi fatto una proposta e avevo subito accettato.

Dopo esserci presentati venni a sapere che abitava sedici chilometri fuori da Rio, nel quartiere di Quintino Bocaiuva, famoso alle cronache per essere il luogo in cui nacque e crebbe il celebre calciatore Zico.

Quintino Bocaiuva

Non partivo tranquillo, visto che tutte le persone che avevo incontrato in Sud America mi avevano avvertito di stare molto attento a girare per Rio, soprattutto nelle sue periferie, visto che sono controllate da organizzazioni criminali.

Inoltre, tre dei quattro brasiliani che avevano soggiornato nell’ostello erano di Rio e dopo averli detto il nome del quartiere in cui sarei andato, mi avevano guardato con delle facce che non presumevano niente di buono. Uno di loro mi disse tranquillamente che, a causa del colore della mia pelle, indipendentemente da dove fossi andato avrei potuto avere dei gravi problemi perche’ si leggeva sulla mia faccia “venitemi a rubare…”.

Malgrado ciò, decisi di proseguire per la mia strada tanto, in un modo o nell’altro, me la sarei cavata e mi sarei adattato alle situazioni a cui sarei andato incontro, soprattutto volevo vedere da vicino la vera Rio, il luogo in cui vivono i brasiliani e non solo le spiagge turistiche che si vedono nelle copertine.

Per questo l’undici di dicembre alle sette di sera ero arrivato nell’umida e caldissima Rio; ad aspettarmi all’uscita degli arrivi dell’aeroporto c’era Leo, che con un grandissimo sorriso mi dava il benvenuto nella sua citta’.

Foto con Leo

Mentre tornavamo a casa con il tram prima e con la metro poi aveva iniziato a raccontarmi riguardo la sua vita e il suo lavoro. Dopo arrivo’ l’argomento che aspettavo, quello riguardante la sicurezza nella citta’, appena salito sul tram avevo visto che non metteva mai il telefono in tasca ma dentro i pantaloni, in modo tale da non poter essere visto e tantomeno rubato e mi fece una breve ma dettagliata guida di tutti i trucchi per prevenire eventuali furti e della situazione riguardante la sicurezza a Rio.

Contro tutte le mie aspettative, forse perche’ era notte o perche’ ero accompagnato da qualcuno, questa volta non fui preso dalla “trappola del viaggiatore solo”. Per la prima volta dall’inizio del viaggio venivo accompagnato nella sistemazione da qualcuno e sebbene possa sembrare qualcosa di poco conto, in situazioni cosi’ particolari ed emotivamente difficili, l’aiuto di una persona, anche sconosciuta, puo’ aiutare molto a liberarsi dai propri pensieri e tranquillizzarsi.

Uno dei pochi svantaggi del viaggiare da solo e’ proprio quello di non potersi confrontare con nessuno mentre ci si muove da una meta ad un’altra.

Arrivati nella stazione di Cascadura, anche se la più vicina sarebbe stata quella di Quintino, perche’ quest’ultima era divisa dalla casa di Leo da una strada poco frequentata e molto pericolosa, mi informò con fare tranquillo che il quartiere non era controllato da una milizia (un’organizzazione criminale) ma spesso c’erano degli assalti con coltelli e armi da fuoco.

La stazione di Cascadura

Mi aveva colpito la tranquillita’ con la quale mi diceva qualcosa che per me era veramente pericoloso mentre per lui era qualcosa con cui conviveva tutti i giorni.

Poi arrivammo a casa sua e conobbi la sua famiglia, sua madre, Regina, e il suo cane Snoopy. Io non dormivo in un letto ma, bensi’, in un materassino gonfiabile, posto nel pavimento della sua camera. Era una casa piccola ma molto accogliente e nonostante fossi nella “pericolosa Rio” mi sentivo tranquillo e al sicuro.

Il mio “letto”

Nei giorni successivi iniziai a visitare il centro di Rio da solo e nonostante fossi stato avvertito della pericolosita’ della citta’ non me ne accorsi piu’ di tanto. Come in tutte le citta’ che avevo vistato, nonostante vagassi per il centro senza una meta precisa, mi guardavo sempre intorno per evitare problemi e cercavo di rimanere il piu’ possibile in strade trafficate. Sicuramente il mio look da “scappato di casa”, comprendente vestiti rovinati, un cappellino da muratore e un piccolo zainetto rosso servivano a tener lontani occhi indiscreti.

La cosa che più mi stupì di Rio era la povertà in cui la maggior parte delle persone vive il centro era letteralmente pieno di gente che dormiva, a tutte le ore del giorno, per strada su letti fatti di cartone.

L’immagine che più mi colpì erano i volti delle persone, occhi che a stento trattenevano le lacrime.

Questa era la vera Rio, quella che avevo tanto desiderato di vedere per rendermi conto in che stato fosse la città, distante anni luce dalle immagini idolatrate delle spiagge di Ipanema e Copacabana.

La sera tornavo invece da solo verso casa per poi cenare insieme a Leo e Regina, mentre ci raccontavamo la giornata. Una sera siamo andati a un ritrovo di couchsurfers in cui ho incontrato e parlato con persone provenienti da tutto il mondo che avevano visto il couchsurfing come l’alternativa migliore per visitare e allo stesso tempo conoscere la cultura del posto: non era più essere dei turisti ma dei viaggiatori, che è ben diverso.

Un giorno Leo ospitò a casa sua alcuni suoi amici per festeggiare il conseguimento di una certificazione in italiano. Questa volta, come avevo sempre fatto in ogni stato sudamericano in cui sono stato, ho preparato la pizza.

Con gli amici di Leo

Abbiamo passato la serata a parlare e a fare il Karaoke, solo con queste esperienze e vivendo come i locali si riesce a conoscere e a scoprire la cultura di un luogo e di un popolo.

Mi sono reso conto che i brasiliani sono persone estremamente gentili, aperte e rilassate, nonostante vivano con veramente poco, e cercano sempre di essere soddisfatti e grati con quello che hanno.

Terminati i cinque giorni lasciai la loro casa e mi spostai in un affollato ostello del centro, distante pochi metri dalle spiagge di Ipanema.

Qui, sembrava di essere in un altro mondo, ville con vista mare e auto di lusso.

Nei giorni successivi visitai il Cristo Redentore con Leo e il giorno dopo ancora il Pan di Zucchero, la montagna nel centro della città, da cui si ha una vista di trecentosessanta gradi sulla baia di Rio.

Da lì si possono scorgere le piccole case delle favelas che sembrano arrampicarsi sulle montagne, tra cui quella di Rocinha che oggi ospita fino a trecento mila persone.

Il Pan di Zucchero
Il Cristo Redentore
Vista dal Cristo

Dopo un bagno rinfrescante nelle affollate spiagge di Rio e qualche cocco bevuto nei baracchini del lungo mare, ero giunto alla fine della mia esperienza Brasiliana.

Otto giorni molto intensi che mi hanno fatto immergere nella realtà carioca e mi ha fatto conoscere le due facce di Rio, quella turistica e quella più reale delle persone meno fortunate.

Un’altra esperienza della mia lunga trasferta sudamericana, purtroppo l’ultima, che mi ha fatto crescere molto e vedere la vita da una prospettiva diversa. Ora, a malincuore, sono pronto a preparare il mio zaino e fare ritorno in Italia.