Il 16 luglio sono ripartito. Un breve road trip con due amici in macchina con direzione il centro Italia. Una settimana per attraversare e visitare Marche, Umbria e Abruzzo.

Per rendere il viaggio piu’ interessante ed economico ci eravamo muniti del necessario per il campeggio.

In questo modo avevamo la totale liberta’: potevamo fermarci dovunque volessimo, andando nei luoghi in cui il wild camping era consentito e lasciandoli piu’ puliti di come li avevamo trovati, e per il tempo necessario.

Nel giro di qualche giorno abbiamo dormito in luoghi a dir poco stupendi. Da Campo Imperatore, poco distante dalla cima piu’ alta del Gran Sasso sotto un cielo stellato, l’altopiano di Castelluccio di Norcia, un piccolo centro abitato oramai totalmente distrutto dal terremoto del 2016 famoso per le coltivazioni di lenticchie, e il Conero.

Campo Imperatore
Quello che rimane di Castelluccio

Ogni sera arrivavamo poco prima dell’ora di cena e, montate le tende, utilizzavamo dei fornellini a gas per prepararci la cena. Il giorno dopo, come dei veri e propri nomadi, compievamo il processo opposto smontando il tutto e ripartendo.

Credo che quello che mi portero’ dentro dopo questo viaggio oltre alle esperienze vissute con i miei amici e ai fantastici posti visitati siano dei piccoli frammenti di scene di vita quotidiana.

Siamo stati nella parte piu’ bella, sorprendente ma anche piu’ fragile d’Italia. Chilometri e chilometri di terre in cui abbiamo assistito inermi al progressivo spopolamento di cittadine e piccoli borghi distrutti dai terremoti degli anni passati.

Passando attraverso Amatrice ci siamo chiesti dove fosse il borgo. Davanti a noi abbiamo visto soltanto una distesa di cumuli e macerie che costeggiavano la strada, niente di piu’.  Poco dopo, con tanta amarezza, abbiamo scoperto che la stradina non era altro che l’arteria principale che attraversava quello che soltanto qualche anno prima era uno splendido paese mentre ora soltanto un vuoto incolmabile.

Lo stesso sconforto si e’ ripetuto piu’ volte. A Castelluccio di Norcia non abbiamo potuto fare piu’ di dieci metri a piedi che la stradina era stata bloccata con una ringhiera con la scritta “ZONA ROSSA, vietato passare”.

A Camerino, piccola cittadina medievale e sede di una delle universita’ piu’ prestigiose delle Marche, durante una breve visita di un’ora per il centro non abbiamo incontrato anima viva. Il silenzio era rotto da forti folate di vento che attraversavano le piccole fratture lungo le case lasciate dal terremoto.

Parlando con il barista di uno dei pochi bar rimasti di Castelluccio, ricostruito poco fuori al paese in un prefabbricato, abbiamo sentito la delusione e la sofferenze di un popolo che nel giro di poche ore si e’ visto portare via tutto.

Molte volte, vivendo delle situazioni cosi’ lontane dalla mia quotidianità, mi capita di cercare immedesimarmi, nonostante non sia affatto facile, in queste persone per cercare di avvicinarmi il piu’ possibile al loro stato d’animo. L’unica parola che mi sono sentito dentro e’ stata SCONFORTO.

Un’altra scena, molto piu’ breve e apparentemente insignificante, l’abbiamo vissuta in cima al valico che collega Norcia a Castelluccio. In cerca di un posto sicuro in cui montare la tenda abbiamo accostato di fianco a un piccolo furgone che vendeva salumi e formaggi tipici del posto.

Prima che avessimo aperto bocca ci siamo trovati di fronte un ragazzo, poco piu’ piccolo di noi, che stava aiutando sua madre nella vendita. In poco tempo, con grande gentilezza e con un marcato accento umbro, aveva risposto a tutti i nostri interrogativi e dopo esserci salutati l’abbiamo lasciato.

Sono stato colpito da questo casuale incontro. Ci siamo trovati di fronte a un ragazzo della nostra eta’, non piu’ persone anziane. Una persona apparentemente simile a noi, con speranze e sogni per il suo futuro.

Nati piu’ o meno nello stesso periodo, nella stessa nazione ma a quattrocento chilometri di distanza. Chilometri che, nonostante non siano molti, ci avevano reso in parte differenti.

Era come se all’improvviso si fossero incontrati due mondi vicini ma allo stesso tempo diversi tra di loro.

Mi ero domandato come sarebbe stato vivere in un luogo del genere cosi’ tranquillo, difficile ma rigoglioso. Dover iniziare tutto da capo e cercare in ogni modo di sopravvivere e superare gli innumerevoli ostacoli che fin dalla tenera eta’ l’avevano raggiunto, dal terremoto alla pandemia.

Noi eravamo tre ragazzi di Milano, la citta’ considerata piu’ sviluppata e avanti d’Italia. Centro dell’economia italiana e sinonimo di crescita.

Un’altra volta ancora, da quando ero partito piu’ di un anno fa, mi ero reso conto di quanto immeritatamente fossi stato premiato dalla fortuna. Potevo vivere e studiare nella stessa citta’, mi trovavo in un luogo tranquillo e non avevo incontrato fino a questo momento grandissimi ostacoli.

E’ stato un incontro di pochi secondi, tanto semplice quanto illuminante. Molte volte ci capita di vedere tutto con semplicita’ senza pero’ dar peso al fatto che ogni persona, dietro alla sua espressione e al tono di voce, abbia una storia.

Un viaggio che mi ha dato l’opportunita’, un’altra volta, di cambiare la prospettiva con cui guardo alle cose. Perche’, quando si rimane sempre nello stesso luogo in cui si vive, si tende a considerarlo la normalita’ e a vedere tutto solamente da un unico punto di vista. Si e’ estraniati da questo puntino immensamente piccolo rispetto al totale da ritenere, a volte, che non vi sia un’altra realta’ al di fuori di quella in cui si vive.

E’ esattamente quello che sta accadendo qui. Luoghi che sono stati al centro dell’informazione mediatica per mesi ma che adesso, se non li si vede con i propri occhi, sembra che siano scomparsi nel nulla e che quella sventura sia ormai soltanto acqua passata.   

Bisognerebbe fare un passo al di la’ di questo limite per vedere com’e’ il mondo la’ fuori.  E di come (almeno nel mio caso), nonostante si viva in citta’ trafficate e inquinate  e si conviva con i soliti problemi che la vita quotidiana ci pone davanti, non si  e’ altro che fortunati.  

“Non v’e’ forse cosa umana che non paia, se guardata da un lato assurda; se guardata da un altro ragionevole”.

(Arturo Graf)

1 commento

  1. Sto seguendo questo tuo anno sabbatico con grande curiosità e quest ultimo viaggio è sicuramente il meno ‘eroico’ , quasi banale, ma è proprio in questo che trovo iil ‘viaggiatore’ che al di la dei kmetri vive l’ esperienza.

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