Terminato il semestre universitario e dati tutti gli esami della sessione estiva, a inizio giugno sono ripartito per i Balcani. Un viaggio in bicicletta di 16 giorni attraverso uno dei territori più sottovalutati e magici d’Europa.
Io e Giorgio, un ligure di 60 anni conosciuto l’anno prima mentre stavo percorrendo il Cammino delle terre Mutate con la mia ragazza, abbiamo pedalato per 1500Km partendo da Timisoara in Romania e raggiungendo il porto di Durazzo in Albania. Abbiamo attraversato: Romania, Serbia, Bosnia, Croazia, Montenegro, Kosovo, Macedonia e Albania.
Un viaggio faticoso e difficile ma altrettanto bello e avventuroso. Popoli veramente molto accoglienti e dal grande cuore!
A fine luglio, dopo aver percorso i Balcani in bici ed essere tornato per la terza volta sui Sibillini percorrendo il Gas (grande anello dei monti Sibillini), era arrivato il momento che tanto aspettavo, il mio ritorno in America Latina.
Nove mesi prima avevo partecipato a un bando indetto dall’università di Bologna per studiare all’estero per un semestre. Avevo selezionato tre mete: Monterrey (Messico), Valparaiso (Cile) e Heredia (Costa Rica).
A gennaio avevo ricevuto il tanto atteso esito, miracolosamente ero risultato vincitore in tutte e tre le mete. Da quel momento avevo avuto solamente 48 ore per sceglierne una. La scelta è stata più facile del previsto: l’università di Monterrey era troppo bella e all’avanguardia, stile Bocconi per intenderci. Io però volevo studiare in America Latina per vivere la cultura Latinoamericana e non per ritrovarmi in una piccola colonia Statunitense in Messico. Valparaiso, molto bella come città, però i corsi che potevo scegliere erano della facoltà di economia e questo volevo dire solo una cosa, avrei dovuto sputare lacrime e sangue. Non mi rimaneva altro che la piccola e verde Costa Rica con un’università che dall’esterno sembrava il carcere milanese di San Vittore, insomma lo stile che mi piaceva.
Il 27 luglio lascio l’Italia e, dopo tre giorni passati a New York ospite con Couchsurfing da una famiglia colombiana nel quartiere di Brooklyn, arrivo il 30 in Costa Rica. Il viaggio è stata una piccola odissea ma sono arrivato sano e salvo a Heredia.
Non avevo una casa e non conoscevo nessuno, ma ero stranamente felice e tranquillo. Conosco subito Jorge, uno studente spagnolo d’interscambio che diventerà il mio compagno di mille avventure, e ci mettiamo subito alla ricerca di una casa.

Una peggio dell’altra… Non è che avessi delle alte pretese, visto che durante il mio anno sabbatico avevo dormito in baracche e su materassini gonfiabili, ma volevo solamente una stanza con una finestra a un prezzo accessibile. Io e Jorge abbiamo visto all’incirca sei case: dalla casa abusiva nel quartiere più pericoloso di Heredia, a un cantiere (dove ci hanno fatto vedere la casa in costruzione) fino a casine senza finestre.
Alla fine abbiamo optato per rimanere nel Air B&B in cui stavo alloggiando dal mio arrivo in Costa Rica insieme a una famiglia del posto. Mai scelta migliore fu fatta! Dopo tre mesi a Heredia è diventata come una seconda famiglia e godiamo di libertà assoluta. La nostra scelta era stata dettata da diverse motivazioni: il prezzo, solamente 220$ al mese (inizialmente ci chiedevano 400$ ma da buon milanese tirchio ho giocato al ribasso il più possibile) che comparati con i 500$ degli altri studenti internazionali non è male. I servizi, abbiamo colazione, pranzo, una lavatrice alla settimana e pulizia della camera fatta dalla nostra madre ospitante inclusa nel prezzo. A sentire la proposta mi ero commosso dato che questo me lo sogno in Italia… Insomma, per farla breve sembra di essere in paradiso.

C’era solo un punto negativo, il cibo. La colazione che ci viene offerta è il famoso gallo pinto, un tradizionale piatto di riso e fagioli. Inizialmente non nego che sia stato difficile svegliarsi alle sette del mattino e trovarsi davanti un fumante piatto di riso e fagioli mescolati insieme, ma con il tempo e la fame ci si abitua presto. Per il pranzo, invece, non manca mai, e specifico MAI, il riso e i famosi frijoles negros, i fagioli neri. Il mio intestino non ha apprezzato…
Sto studiando all’Universidad Nacional de Costa Rica, la seconda università migliore dell’America Centrale. Sto seguendo gli stessi corsi che dovrei seguire in Italia ma in spagnolo e con un metodo didattico differente, molto più pratico. Mi sto trovando bene! L’università è molto buona e verde e la maggior parte dei corsi sono interessanti. Gli unici difetti se così si può chiamarli sono: l’attenzione allo studente internazionale, visto che a differenza di alcuni amici che si trovano in Europa a fare l’Erasmus e che vengono seguiti con un’attenzione maniacale, qui ci lasciano in balia di noi stessi; e l’età degli studenti, sono in classe con dei diciassettenni che, benché simpatici, sono parecchio piccoli.
Il mio obbiettivo durante questo semestre in Costa Rica è stato avvicinarmi il più possibile alla cultura e alle usanze del posto. Una delle prime cose che avevo notato era come la maggior parte degli studenti oltre a studiare lavorassero (in call center per Amazon o banche d’affari statunitensi) anche per cinque giorni alla settimana. Per questo motivo mi ero imposto, anche per ragioni di sopravvivenza, che anche io avrei dovuto trovarmi un lavoro, qualunque esso fosse. Per questo motivo mi ero attivato per vedere se potevo lavorare in un ristorante stile italiano vicino all’università, ma avevo ricevuto un no secco, oppure per vendere pizze agli studenti.
Poi, mi era arrivata l’illuminazione, insegnerò l’italiano! C’è da dire che sono la persona meno indicata in assoluto per farlo, l’italiano era la materia in cui andavo peggio al liceo e semmai avrei dovuto seguire io un corso d’italiano e non insegnarlo ad altri… Ho tappezzato di annunci la Universidad Nacional de Costa Rica e la sua gemella la Universidad de Costa Rica, l’università più grande del paese. Incredibilmente, nel giro di due settimane ho ricevuto una cinquantina di messaggi di studenti interessati. Il 50% pensava fosse gratis, un 30% non mi ha più risposto mentre il restante 20% era molto interessato. Fatto sta che nel giro di tre settimane mi sono ritrovato con 14 studenti e dalle 8 alle 10 lezioni d’italiano alla settimana. Tra questi 14 studenti c’erano: 13 studentesse e uno studente. Devo ammettere che la maggior parte delle ragazze era più interessata all’ “italiano” che a imparare l’italiano… Uno stipendio che mi permetteva di coprire totalmente le mie spese in Costa Rica e, anzi, di mettere da parte persino qualche soldo. Un affare insperato!

Lavorare, studiare e risparmiare (per il viaggio che vi spiegherò alla fine dell’articolo) ha significato dover dire di No a tanti viaggi pianificati dagli altri studenti internazionali, dieci persone che in poche settimane erano diventati grandi amici. Ogni colones (la valuta locale) risparmiato e guadagnato, sarebbe stati colones da investire nel mio futuro viaggio. Era troppo facile fare tutto questo: viaggiare, mangiare al ristorante e andare in discoteca (che assolutamente odio e che non avrei mai fatto), come facevano gli altri. Però, come vi avevo detto, ero in Costa Rica per vivere una vera esperienza di vita e non per essere uno dei tanti turisti europei spendaccioni.
Oltre allo studio e al lavoro ho iniziato un piccolo progetto personale, Youtube. Mi vergogno, non so parlare di fronte a un videocamera, ma era arrivato il momento di trovare una modalità molto più interattiva e diretta di raccontare le esperienze che sto facendo. Vi lascio qui il LINK
Nel frattempo, quando non dovevo studiare o lavorare, ho fatto anche il turista. Ho passato le prime due settimane a visitare la costa pacifica e caraibica del Costa Rica (Molto belle!), ho visitato il selvaggio Nicaragua, un’esperienza molto forte e avventurosa; ho scalato due vulcani (il Concepcion e l’Arenal) di cui uno illegalmente durante le prime ore del giorno; sono entrato alla finale del mondiale femminile under 20 a San José fingendomi un giornalista del Corriere della Sera; ho preso un cafferino con l’ambasciatore italiano di Costa Rica e ho visitato una delle tante aziende di ananas di una mia studentessa d’italiano.

Si dice molto del Costa Rica. Il paese più felice del mondo, la nazione del “Pura Vida” (un’espressione locale dai mille significati) e della natura incontrastata ma non si racconta la reale situazione economica e sociale del paese. A causa del covid e dell’intensificarsi delle migrazioni dal vicino Sud America e dirette verso gli Stati Uniti, il Costa Rica sta divenendo sempre più instabile e pericoloso. La vicina San Josè, capitale del paese, è molto pericolosa. Quando cala il sole è meglio stare in casa e, quando ci si muove, bisogna sempre prestare attenzione. Prima di ritornare in America Latina sapevo che per vivere queste esperienze di vita avrei dovuto barattare un pò della mia libertà. Avrei potuto scegliere comode mete europee in cui avrei potuto continuare con il mio tranquillo ritmo di vita ma l’attrazione per un continente così vivo e puro era troppa.
Il 18 di novembre finirà il semestre accademico qui in Costa Rica e sarà il momento di tornare… in SUD AMERICA.
Ho in programma un viaggio della durata di tre mesi, dal nord della Colombia (Medellin) fino al sud dell’Argentina (=Ushuaia) utilizzando soltanto mezzi pubblici (no aerei) e autostop. Perciò, se qualcuno conosce qualcuno in quei territori che volesse ospitare per un notte un vagaMondo milanese me lo dica perchè sarebbe di grandissimo aiuto!

Seguiranno aggiornamenti, nel frattempo guardatevi i miei video su youtube 🙂
Se qualcuno volesse supportarmi con una piccola offerta ( CLICCA QUI ) per supportare il mio viaggio.
Alessandro, mucho gusto en tener noticias tuyas.
Espero que el nuevo periplo resulte humanamente enriquecedor.
Un abrazo
Félix
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Muchas gracias!
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